ZECCA ALFREDO - STORIA DELLA SUA VITA

A CURA DI ANTONELLO ZECCA (FIGLIO)

  ALFREDO ZECCA


ALFREDO ZECCA  - 1917--1998

 

Capitolo 1° 

LA SPEZIA

La città di La Spezia,agli inizi del ‘900, godeva di una notevole attività economica e culturale,legata ai cantieri navali e alla presenza dell’importante base della Regia Marina Militare che,specialmente durante la Triplice Alleanza, era seconda solo a quella di Taranto.

Nel 1917,il 31 di Gennaio,nacque in questa città Alfredo Zecca,figlio di Giulio e di Assunta Simonini: essere nato ed avere passato gli anni dell’infanzia in quel luogo contribuì certamente alla formazione di un carattere individualista,dato che gli Spezzini non hanno mai voluto e non vogliono tuttora considerarsi né Liguri né Toscani:sono Spezzini e basta!

Inoltre le antiche tradizioni marinare (e piratesche) di queste genti la dicono lunga sul loro carattere fiero e indomito che li rese giustamente famosi e temuti fin dal Medioevo.

Nel 1917 la Base Navale conosceva un momento di scarsa vitalità,dato che la maggior parte delle navi  era dislocata in Adriatico,ma le tradizioni culturali restavano ben vive,e tornarono a risplendere dopo il conflitto.Il padre di Alfredo,Giulio,nato a Serravezza ma trasferitosi a La Spezia ,era in quell’anno nel Veneto,inquadrato nel Genio Ferrovieri,dato che la sua occupazione da civile era stata quella di Capostazione nelle Regie Ferrovie dello Stato alla Stazione di Sarzana.

Dopo la vittoria,Giulio Zecca riprese la sua titolarità a Sarzana,coltivando contemporaneamente il suo svago prediletto:cantare come Basso Lirico,nella locale Filarmonica ,attivissima in tutto il territorio spezzino,e collezionare i primi dischi in  celluloide con le incisioni dei grandi cantanti del suo tempo.

L’infanzia e la fanciullezza di Alfredo corsero serene e tranquille,appena turbate dal ricordo vago del fratello maggiore,Loris,morto di Spagnola nel 1918:spesso ci raccontava delle spensierate giornate trascorse alla marina o al porto,con relativi tuffi fino a sera inoltrata.Meno entusiastici erano i ricordi di scuola nella quale ad una profonda avversione per la matematica si contrapponeva una eccezionale capacità espressiva e grafica,evidenziatasi fino dalle elementari.

Inoltre,dall’età di sei anni ,il padre lo indirizzò allo studio del violino,sognando per il figlio un avvenire da Concertista:il piccolo Alfredo,pur non essendo particolarmente felice della decisione paterna,si impegnò fino a raggiungere un discreto grado di abilità.

 

Capitolo 2°   1929 - 1932

MILANO

Nel 1930 la vita della famiglia Zecca conobbe una svolta fondamentale: maturato il minimo della pensione Giulio Zecca lasciò il servizio in Ferrovia per dedicarsi professionalmente al canto; dato che allora la Capitale della Lirica Italiana era Milano,col suo Teatro alla Scala,la famiglia si trasferì nella Metropoli lombarda, sistemandosi in un appartamento in viale Jenner.

Il trasferimento a Milano non fu felice per il ragazzo,che conobbe un periodo di depressione che ebbe effetti negativi sui risultati scolastici:infatti, iscrittosi all’Istituto Tecnico “Schiaparelli”, non superò il primo anno.

Probabilmente l’ambiente di questa severa scuola non era l’ideale per far superare ad Alfredo il passaggio dalla solare realtà Spezzina al grigio e un po’ malinconico clima lombardo: quest’ipotesi è confermata dal fatto che, iscrittosi l’anno successivo al Liceo Artistico di Brera,non solo superò brillantemente l’esame pratico di ammissione, ma risolse definitivamente ogni problema di integrazione,pur continuando ad avere difficoltà in alcune materie di studio.

Nell’ambiente di Brera  Alfredo Zecca si distinse per due ragioni fondamentali:la sua capacità di affrontare e risolvere qualsiasi problema grafico e pittorico e l’abbigliamento, che oggi definiremmo “Casual”,che sfoggiava non si  sa fino a che punto per sua scelta.

Infatti, a fronte di una vita sicuramente più cara, le scritture che Giulio Zecca cercava non erano né frequenti né molto remunerative,considerando le spese legate alle Tourneè, e la pensione minima di ferroviere  garantiva a malapena di che soddisfare i bisogni primari della famiglia: non era raro vedere il giovane Alfredo girare in pieno inverno con scarpe da ginnastica e un corto cappotto rivoltato. Inoltre il trasferimento da la Spezia a Milano, col suo clima freddo e umido, aveva avuto un effetto molto negativo sulla madre Assunta che, ammalatasi di bronchite cronica, fu costretta per una pleurite a sottoporsi ad un’operazione che la lasciò con un solo polmone funzionante, seguita da costose cure per assicurare una positiva convalescenza in Sanatorio.

La famiglia doveva quindi fare i conti al centesimo, e anche questo incise sul carattere di Alfredo, spiegando alcuni momenti successivi di scarso controllo nell’amministrarsi.

 

Capitolo 3°    1933 - 1939

BRERA

L’Accademia di Brera fu istituita da Napoleone Bonaparte,con sede nel Convento seicentesco dei Gesuiti,che contiene quel gioiello architettonico che è il Cortile d’Onore,costruito su progetto dell’Architetto Richini e dominato dalla statua di Napoleone Imperatore modellata da Antonio Canova;più tardi lo stesso edificio accolse anche il Regio Liceo Artistico, unico in tutta la Provincia di Milano,al quale si accedeva, fino a gli anni ’60 del ‘900, superando un severo esame attitudinale di carattere pratico.

E’ facile comprendere che in questo ambiente,nel quale erano chiamati ad insegnare i più bei nomi dell’Arte Milanese dell’800,primo fra i quali l’Hayez,con Andrea Appiani come Direttore, fosse facile per gli studenti sentirsi investiti di un raro privilegio, del quale andare giustamente orgogliosi. 

        Fu in quest’ambiente che Alfredo Zecca entrò nell’ Ottobre del 1931, avendo come insegnanti Ambrogio Alciati per Figura Disegnata, Mario Ornati per Disegno e Composizione Ornamentale  e un giovanissimo Gio’ Ponti per Architettura: è certo che anch’egli si sentì, a buon diritto, un privilegiato.Ancora negli ultimi anni della sua esistenza Alfredo amava raccontare,con nostalgia e commozione, innumerevoli aneddoti su questo che fu, senza dubbio,il periodo piu’ felice della sua vita: spiegava come fosse affascinato dall’opera dei suoi maestri, che consideravano la loro attività didattica come un apostolato da trasmettere alle giovani generazioni,e come si sentisse veramente libero solo seduto al cavalletto!Sta di fatto che il suo talento esplose letteralmente, rendendolo uno dei beniamini dei suoi docenti, fra i quali Eva Tea, Docente di Storia dell’Arte e Critico di fama universale.  gli stava vicino,la sua curiosità e il suo desiderio di apprendere  lo portarono a frequentare preferibilmente i compagni più anziani, soprattutto quelli dell’Accademia, fra i quali conobbe una certa Bruna Pizzamiglio, iscritta al primo anno di pittura.

Bruna era certamente una bella ragazza,appartenente a quello che allora si definiva “Borghesia Benestante”: era la prima di quattro sorelle e abitava in una graziosa villetta ad Affori,alle porte di Milano; il padre era Direttore di Banca e la madre, Contessa Elena Agliati De’ Crescentini era appassionata di letteratura, musica ed arte: fu lei che volle che la primogenita si dedicasse a studi artistici e umanistici, perfettamente consoni ad una fanciulla della buona borghesia.                                                              

Alfredo cominciò a frequentare la villa di Affori, favorito anche dalla sua discreta abilità nel suonare il violino, con il quale accompagnava, in allegri concerti,il pianoforte, suonato con ben altra abilità, dalla padrona di casa: in quelle occasioni era inevitabile che il futuro artista corteggiasse discretamente la sua amica.

Questo quadro idilliaco s’infranse bruscamente nel 1936, quando la Signora Elena morì per un attacco cardiaco, il padre di Bruna, risposatosi dopo sei mesi,entrò in rotta di collisione con la figlia maggiore che, appena diplomatasi all’Accademia, dovette trovare un lavoro per andarsene da casa, trovandolo presso l’Atelier della Stilista Fede Cheti come disegnatrice di tessuti. Fu in queste tristi circostanze che la fiera ragazza di Affori ebbe modo di apprezzare la vicinanza del giovane Alfredo, fino a diventare, in situazioni ora felici, ora tormentate, la compagna della sua vita e la madre dei suoi figli.

Finito il Liceo nel 1935, Alfredo Zecca si iscrisse all’Accademia di Belle Arti,frequentando i corsi di pittura di Aldo Carpi; nel 1938 arrivò a Brera un giovane  pittore romano,per il quale lo stesso Re d’Italia,Vittorio Emanuele III° aveva istituito a Milano la Cattedra di Acquarello: Zecca fu subito affascinato dalla diabolica abilità di Aldo Raimondi che, dal  canto suo, intuì subito le potenzialità del giovane allievo toscano,prendendolo sotto la sua protezione ed esortandolo a dedicarsi in prevalenza alla difficile tecnica della pittura ad acqua e definendolo più tardi  “il più valido e geniale dei miei allievi”

Frattanto la Storia seguiva il suo corso: nel 1938 il Trattato di Monaco rimandò di un anno il Secondo Conflitto Mondiale e nell’Agosto del 1939, diplomatosi a pieni voti, Alfredo Zecca lasciava l’Accademia di Brera per vestire la divisa Grigio-Verde del Regio Esercito Italiano.

 

Capitolo 4°  1940 - 1945

LA GUERRA

Nella vita di un soldato l’esperienza della guerra è sempre traumatica e spesso lascia segni indelebili per molti anni nel corpo e nella mente,causando cambiamenti irreversibili nella psicologia e nelle abitudini.

A volte però le circostanze e gli eventi sembrano coalizzarsi per proteggere in qualche modo un soggetto, quasi che questo,per fortuna o abilità,sia destinato ad evitare le esperienze più crudeli,assistendo, più che partecipando,alla tragedia generale che a volte lo sfiora ma non lo tocca.

 

Da questo si potrebbe pensare ad una particolare abilità di Zecca nell’ imboscarsi”,ma questo non spiega alcuni fatti accorsi nei 5 anni di guerra che,specie nell’ultimo periodo, non risparmiò nessuno:furono certamente alcune circostanze che lo protessero,ma fu soprattutto il suo senso di umanità che lo portarono a risolvere situazioni che, apparentemente,non avevano via d’uscita.

Entrato nell’Esercito nel 1939,Alfredo Zecca compì un addestramento semestrale presso la Scuola Sottufficiali di Legnano,

uscendone col grado di Sergente e subito destinato al 3° Reggimento Bersaglieri: appena giunto al reparto,che aveva sede a Milano, fu distaccato all’Ufficio Cartografico del Distretto, in via Mascheroni.

 

Essendo il 3°Bersaglieri un’unità d’elite,non partecipò né alla campagna d’Africa né a quella di Grecia e solo nel 1942 fu destinato a far parte dell’A.R.M.I.R., con destinazione  la Russia.

Nell’Aprile del 1942 Alfredo sposava la sua Bruna, usufruendo dei regolamentari 15 giorni di licenza matrimoniale;nel frattempo il suo reggimento partiva per un fronte sul quale, fra stenti e sofferenze,avrebbe perso il 90% dei suoi effettivi e tutti i suoi Ufficiali.

Al ritorno dalla licenza,Zecca fu aggregato ad un altro reparto destinato a Spalato, in Dalmazia, in una zona di occupazione per il momento relativamente tranquilla.

      Nell’Agosto del 1943 Milano fu pesantemente bombardata dagli Alleati e anche la casa nella quale Bruna viveva con i suoceri, riportò seri danni: al sergente Alfredo Zecca fu concessa una licenza di 20 giorni, come militare sinistrato, e rientrò in Patria.

              Il 10 Settembre 1943 tutti i militari italiani presenti in Grecia,Albania e Jugoslavia furono uccisi o deportati dai Nazisti, in conseguenza dell’armistizio firmato da Badoglio.

Fino al Gennaio del 1944 Alfredo visse in borghese ma poi, pensando a Bruna (che aspettava il sottoscritto),decise di presentarsi all’arruolamento nella Repubblica Sociale Italiana e fu mandato, col suo grado di Sergente, a contrastare le azioni partigiane  nella zona di Acqui Terme: fu in questi frangenti che il senso umanitario di Zecca salvò la vita a diverse persone, le stesse che, nei terribili giorni della Liberazione, si ricordarono di lui, fornendogli documenti e salvacondotti che lo protessero  da qualsiasi rappresaglia.

Riunitosi alla famiglia, in una Milano stremata e semidistrutta, ormai smobilitato, Alfredo Zecca doveva decidere cosa fare della propria vita.

 

Fine della Prima Parte.

A SINISTRA IL MAESTRO ALFREDO ZECCA - DURANTE UNA SUA MOSTRA A MILANO

 

Seconda Parte

 

Capitolo 5°  (1946 - 1960)

IL DOPOGUERRA

E’ difficile per le ultime generazioni immaginare cosa fosse l’Italia del dopoguerra e capire il significato che avevano allora parole come”SACRIFICIO”,”UNITA’”,”LAVORO” ed “ENTUSIASMO”: il Paese era a terra,le grandi città del Nord erano semidistrutte,le grandi industrie erano cumuli di rovine e,dopo cinque anni di produzione bellica ,non avevano i mezzi per avviare cicli produttivi  nuovi. D’altronde  non esisteva un mercato sul quale collocare nuovi prodotti,perché non c’era denaro in circolazione:in questa realtà desolante e in quella di altre Nazioni entrarono gli Stati Uniti, con il loro famoso “PIANO MARSHALL”, inviando cospicui ma non disinteressati aiuti economici,che avevano lo scopo primario di evitare che alcuni Stati europei si orientassero politicamente verso il Comunismo Staliniano.

Fu così che la macchina economica si rimise in movimento e iniziò la ricostruzione,alla quale Alfredo Zecca partecipò lavorando per qualche anno nello studio di Giò Ponti,che era stato suo docente di Architettura durante i felici anni di Brera: non era gran che, ma vivendo lui e Bruna con i genitori, ed entrando in casa la pensione del padre Giulio, la sopravvivenza era assicurata.

Nel 1948 nacque Laura,e fu evidente che occorreva una sistemazione più stabile: Alfredo si presentò al primo Concorso per titoli ed esami bandito dal nuovo Ministero della Pubblica Istruzione della nuova repubblica Italiana, allo scopo di entrare nel mondo della Scuola:si presentarono in seimila a quel Concorso,a fronte di ottanta Cattedre disponibili. Per la parte teorica si dimostrarono preziose le tesi di Storia dell’Arte redatte tanti anni prima con la professoressa Eva Tea,mentre non ci furono difficoltà per la lezione alla lavagna.

Fu nella prova pratica di Architettura che il giovane candidato si conquistò il posto: il tema “Uno spazio espositivo per mostre d’arte”fu affrontato con un abile e suggestivo uso dell’acquarello col quale,dice la motivazione: ”ha accentuato l’effetto tridimensionale della rappresentazione prospettica”.

Ad Alfredo quello sembrò un segno del Destino: riprese  colori e pennelli (che non aveva del tutto abbandonati) e si mise a lavorare furiosamente,quasi volesse recuperare gli anni persi in guerra; il suo lavoro non passò inosservato, sia fra colleghi ed amici, sia soprattutto per il suo antico Maestro e amico Aldo Raimondi che, fra un viaggio e l’altro, non mancava di incontrare ed incitare il suo ex allievo: ”Alfredo, la tua strada è questa! Hai talento, forza ed entusiasmo, è la pittura la strada da seguire, e tu seguila! ”Caro vecchio Raimondi! Gli invidiosi,ed erano tanti, lo definivano “superbo e arrogante”. Dicevano che: ”come Narciso si specchiava nella sua abilità tecnica”. Non capivano niente!! Raimondi amava la pittura, la pittura vera e senza compromessi, e sperava che qualcuno, dopo di lui,avrebbe continuato ad amarla e rispettarla e vedeva nel giovane ex allievo la possibilità che ciò avvenisse.

Fu il 26 Dicembre 1950, nella Galleria “TRAVAGLINI”,in via dell’Orso 7, che Alfredo Zecca espose al pubblico per la prima volta le sue opere: la recensione sul “CORRIERE LOMBARDO”del 5 Gennaio 1951 parla di”onesta naturalezza nel ritrarre le vedute cittadine”, mentre il 15 gennaio il “CORRIERE DEGLI ARTISTI” riporta:”…un disinvolto acquarellista alla Travaglini, Alberto Zecca,ecc. ecc. ”Si cominciava bene! Anche il nome sbagliato! Forse fu quello che portò fortuna,chissà….

Fra il 1950 e il 1960 furono sette le mostre personali importanti che videro le opere dell’artista, toscano di origine ma ormai milanese di adozione , esposte a Milano,Trieste, Como, Monza e Vigevano,oltre ad un numero imprecisato di Mostre Collettive e di Premi di Pittura con esposizione:un lavoro costruttivo,metodico e caparbio che creò ad Alfredo Zecca una notorietà “vera”, basata su opere apprezzate,acquistate e appese ai muri di casa ,e non su appoggi politici o pseudointellettuali più o meno effimeri ed interessati.I suoi primi clienti e i loro eredi seguirono sempre Zecca,acquistarono sistematicamente le sue opere, fino a costituire collezioni significative. La miglior pubblicità per l’artista fu la gioia e la soddisfazione procurate agli acquirenti con i suoi quadri, ora sommessi e malinconici, ora squillanti di luce e di colore e,se si scorrono le pagine degli album firmati presenti nelle gallerie,si vedranno tanti nomi ricorrenti nel tempo,anche a distanza di molti anni.

Fu così raggiunta una relativa tranquillità economica,anche per l’impegno che si prese sua moglie Bruna che,lasciando la cura dei figli ,ai quali nel 1952 di era aggiunto Mario,ai suoceri,si era occupata come insegnante presso un istituto privato:fu così che in famiglia entrò l’automobile,con la quale l’artista fece diversi viaggi in Italia e fuori,dai quali riportava splendidi acquarelli e,dal 1960,occupò uno studio sito in via Montebello,in piena zona Brera,che gli permise di lavorare con più tranquillità,ma che rese la sua presenza in famiglia sempre meno costante.

Fu così che noi figli, vedendo il padre abbastanza di rado, ci attaccammo molto a nostra madre: se a questo si aggiunge che sempre più spesso Alfredo non era in famiglia la Domenica o durante le vacanze, si capisce come  la sua figura fosse vista come qualcosa di precario. In compenso,quando era in famiglia, veniva visto quasi come una figura ingombrante che veniva a disturbare un consolidato equilibrio di cui faceva sempre meno parte.

Intanto l’attività artistica cresceva,le richieste provenivano anche dall’estero, laddove venivano organizzate mostre delle quali si aveva notizia dopo un po’ di tempo: sono da ricordare in questo periodo i primi contatti con un operatore artistico attivo a Milano e a Sanremo, il Cav. Cesare Orvieto, simpatica ed arguta figura di intellettuale, con il quale i rapporti proseguirono per molti anni.

Purtroppo è assai meno simpatico il ricordo di altri personaggi, di cui per Carità Cristiana non vengono qui riportati i nomi che, per pochezza o malafede, non seppero valorizzare le opere che Alfredo concedeva generosamente a prezzi quasi simbolici: costoro spesso non onorarono neppure i loro impegni finanziari e gettarono letteralmente via opere che avrebbero dovuto e potuto valorizzare adeguatamente.

 

Capitolo 6°   (1961-1970)

L’AFFERMAZIONE

Alla fine degli anni ’60 si poteva ben dire che la firma di Alfredo Zecca era conosciuta a livello nazionale, grazie ad una paziente opera di divulgazione attuata da una nutrita serie di esposizioni. A questo successo non fu certamente estraneo quel clima di entusiasmo e di voglia di fare  presente nell’Italia di quegli anni:la relativa facilità con la quale si guadagnavano consistenti quantità di denaro e il clima di fiducia e di ottimismo verso il futuro invitavano molti personaggi,magari a digiuno di qualsiasi competenza artistica,ad investire denaro in opere d’arte o,più semplicemente, a completare ed arricchire l’arredamento delle proprie abitazioni con quadri e sculture.

Molti artisti di quell’epoca divennero famosi sfruttando abilmentele loro conoscenze nell’ambito della politica, del Clero o della nuova classe intellettuale o pseudointellettuale che, fra una spaghettata da “Richetto” e una vacanza a Fregene o a Cortina, si atteggiavano a mecenati  e protettori  di questo o di quello tra gli artisti emergenti.

Alfredo Zecca rimase sempre fuori da queste dinamiche, preferendo una libertà di pensiero e di azione assoluta, tale da non dover rendere conto a nessuno del proprio operato artistico: nel suo studio di via Montebello non misero mai piede, tranne l’attrice Maria Sole, attori o politici, letterati o Prelati! L’unica volta che fece eccezione ci rimise opere e denaro! A volte i suoi collezionisti o i suoi mercanti accennavano all’opportunità di avere agganci e conoscenze, ma non ci fu mai verso di fargli cambiare idea!

Frattanto le mostre continuavano, fra le quali furono fondamentali quelle tenute nelle gallerie “IL PRISMA”, ”BOLZANI” e “LUX”, tutte di Milano e considerate tra le più rappresentative d’Italia. L’esito di queste mostre diede al pittore soddisfazioni non solo finanziarie ma, soprattutto, riconoscimenti importanti sul piano della Critica d’Arte ufficiale.

Vanno ricordate anche,per qualità e numero di opere e per efficienza organizzativa anche le esposizioni tenute alla galleria “DAGALY” di Napoli e alla galleria-libreria “ALLE COLONNE” di Milano:chiuse il decennio una memorabile mostra alla “BOLZANI”,con oltre 70 opere presentate.

I giudizi del pubblico furono generalmente positivi:scrveva Antonio Longo nel 1969” Alfredo Zecca è un poeta nel significato più proprio della parola”mentre Pietro Girace sottolineava che”nel suo impeto evocativo ci offre una realtà trasfigurata”.

Arguto  e graffiante appare il commento che Vittorio Metz fa sul settimanale “CANDIDO” di Giovannino Guareschi: ”Vuoi vedere che questo Zecca è un pittore?

Un pittore sincero, che sa rendere con il pennello i suoi pensieri? Vuoi vedere, è terribile ai nostri giorni, che è persino un pittore che SA DIPINGERE?!!”

In genere i commenti e le critiche mettevano in luce più l’aspetto estetico e tecnico del lavoro di Alfredo Zecca, e di questo lui spesso si rammaricava, dato che il Maestro considerava il dipingere soprattutto un gesto spirituale, un evocare atmosfere e figure a volte irrimediabilmente perdute: spesso il dipingere diventava un rifugio nel quale isolarsi e dimenticare la realtà. Questo aspetto della pittura di Zecca fu sempre un po’ sottovalutato, e solo dopo la sua scomparsa è stato adeguatamente valorizzato

 

Capitolo 7°   (1971 - 1980)

 

NASCE L’A.I.A.

Negli anni  ’70 avvenne qualcosa di estremamente importante per l’acquarellismo italiano:nacque l’A.I.A. (ASSOCIAZIONE ITALIANA ACQUARELLISTI) e, come molti avvenimenti importanti, nacque un po’ per caso.

Di solito i sodalizi artistici e culturali vedono la luce in modo ufficiale,con cerimonie e banchetti, con personaggi elegantemente vestiti che parlano di cose che magari conoscono poco….di solito…..

L’A.I.A. nacque in mezzo alla strada, poverella! Non è un modo di dire, fu proprio così! Nacque in via Madonnina,nel quartiere di Brera ,nel Giugno del 1972, terza Domeompassionevoli i pittori espositori i quali,filosoficamente,aspettavano che il diluvio cessasse per togliere i cellophane che proteggevano le opere…ogni tanto qualche commento, l’avvio di una trattativa,ma era una giornata fiacca.

Chi scrive esponeva i suoi acquarelli in via Madonnina e,forse il caso o forse il destino,aveva vicino due altri cultori di questa tecnica:l’amico Franzioni e il compianto Nino Malingambi,entrambi validi autori di bei quadri;il pubblico si fermava,guardava,commentava…”belli,ah…ma sono acquarelli…”Il messaggio era chiaro:sono validi,ma è la tecnica che vale poco!Inutile dire che tutto questo,u

nica del mese, sotto un’acqua che Dio la mandava!

Le vie del quartiere di Brera: via Fiori Chiari, via Fiori oscuri, Largo Formentini e,per l’appunto,via Madonnina,erano tappezzate di quadri,e i pochi visitatori guardavano con occhi divertiti o cnito alla pioggia e all’umidità,ci dette tremendamente fastidio,portandoci ad un ragionamento comune:”Parlano a vanvera perché non conoscono l’acquarello!Ergo,bisogna fare qualcosa per far conoscere le potenzialità e i pregi di questa tecnica,le sue tradizioni ed i suoi maggiori esponenti!”

Nacque così l’idea di un sodalizio che,non si sapeva bene come,doveva attivarsi per far superare ai collezionisti i pregiudizi sul valore  e sulla durata di una pittura che risale all’antichità e ci lasciammo,naturalmente senza aver venduto nulla,con questo fiero proposito.

Può sembrare strano che,visti i successi della pittura di Alfredo Zecca,di Aldo Raimondi e di quell’altro splendido poeta della pittura ad acqua che fu Giulio Falzoni,si possa parlare di incomprensione da parte del pubblico,ma c’e’ da considerare che chi frequenta le gallerie d’Arte è un appassionato,fornito comunque di un certo gusto e di una certa cultura,mentre le mostre in strada,che peraltro hanno consacrato molti artisti oggi importanti,si rivolgevano a persone “normali”,alcune delle quali non avevano mai acquistato un quadro in vita loro,persone che,per quanto ben disposte,consideravano pittura solo l’olio su tela!

A Settembre,tramite Alfredo Zecca, fu contattato il critico d’Arte Antonino De Bono, che si dimostrò entusiasta dell’idea e si dichiarò disponibile, senza alcun compenso, a contattare personalmente ogni acquarellista che conosceva e a diventare il Direttore Artistico del nuovo sodalizio. Nell’anno successivo l’idea fu perfezionata  e le adesioni furono raccolte:nasceva l’A.I.A., con dodici soci e sede provvisoria in un Centro Sociale di via Brioschi, a Milano, con il sottoscritto come primo Presidente.

          Alfredo Zecca fu uno dei dodici fondatori, non certamente con l’idea di trarne vantaggio, ma piuttosto con l’entusiasmo di chi, conscio del proprio peso artistico, lo mette a disposizione degli altri, ed una delle sue opere più impegnative fece bella mostra di sé nella prima Esposizione Ufficiale della neonata A.I.A., tenutasi nei magnifici saloni della Famiglia Artistica Milanese.

L’anno successivo,1974, usciva la prima edizione del Catalogo Ufficiale degli Acquarellisti Italiani, edito da Campironi e curato da Antonino De Bono,che ne curò anche l’impostazione editoriale: sulla copertina campeggiava un’opera di Aldo Raimondi, gentilmente fornita dai fratelli Minardi di Milano: pochi giorni dopo arrivò la telefonata dell’insigne Maestro, che si dichiarava onorato per l’attenzione prestatagli ma che si rammaricava per non essere stato interpellato, perché avrebbe fornito un’opera di ben altro peso artistico…Raimondi era fatto così, in barba alle malelingue! Inutile dire che gli fu subito conferita la Presidenza Onoraria, perché non volle accettare quella effettiva.

In tutte le sue mostre Alfredo Zecca non mancò mai di citare l’A.I.A. e di invitarne i soci, per i quali ebbe sempre parole di simpatia e di incoraggiamento,e che, nel frattempo , erano diventati oltre settanta, provenienti da ogni regione italiana.

Tra le mostre degli anni ’70,fondamentale fu quella tenuta alla galleria “CA’ REZZONICO” di Venezia,sia per il prestigio della sede, sia per il livello delle opere, ma soprattutto per la critica, finalmente attenta ai fattori psicologici ed emozionali delle composizioni: Manlio Alzetta, sul settimanale “LA VOCE DI SAN MARCO” del 29 Aprile 1971 parla di “una gamma di sentimenti a seconda del posto e dell’ora”, proseguendo poi  con “una realizzazione che va sicura e rapida alla enunciazione di quanto ha emozionato l’artista…”

In seguito questi giudizi critici furono confermati, come risulta da quanto scriveva Spartaco Balestrieri sul mensile “SPLENDOR”, diretto da Giuseppe Martucci,nel Marzo  1974,in occasione della mostra alla galleria “BORROMEO” di Milano : "un lieve svanire dei contorni nell’atmosfera, il soffondersi  tonale delle forme, il rapprendersi in sintesi dell’immagine rinnovano le delicate trasparenze  cromatiche dei  Mosè Bianchi, Daniele Ranzoni, Tranquillo Cremona. ”Alfredo Zecca era ormai entrato,a buon diritto,nell’elite degli artisti di fama universale.

 

 

Capitolo 8°  (1981-1998)

 

RICORDI DI IERI

 

          Gli artisti sono persone particolari: tutto ciò che può solo superficialmente coinvolgere una persona “normale” viene profondamente interiorizzato dalla sensibilità esasperata di un pittore,di uno scultore o di un musicista, e spesso ha ripercussioni significative, sia nel bene che nel male.

Alfredo Zecca fu persona del passato, legata al passato e innamorata del passato:con sempre maggiore difficoltà riuscì ad adeguarsi al sempre più rapido cambiamento di costumi e di valori che ha caratterizzato la nostra società dopo gli anni ’70; un esempio è costituito dal suo rapporto con la Scuola: l’entusiasmo che caratterizzava il suo stare con gli alunni e con i colleghi andò via via scemando man mano che: ”..i ragazzi sono sempre più superficiali,arroganti e stupidi…”.I colleghi poi erano diventati “…le serve degli allievi e delle loro famiglie”.

Anche alcuni avvenimenti in famiglia, come la separazione di chi scrive dalla moglie e il conseguente disagio, uniti ai problemi di salute di Bruna non contribuivano certamente ad un’esistenza serene e, alla lunga, portarono ad un progressivo cambiamento del suo carattere, già in partenza assai poco adattabile e malleabile.

Piano piano, inavvertitamente,la sua pittura cambiò, diventando a volte espressionistica: i soggetti rimasero invariati ma i colori divennero spesso tristi e cupi, con ombre più profonde e segnate. Questo non gli impedì di esporre le proprie opere in molte occasioni, ma ora erano gli operatori artistici che organizzavano tutto, tempestando di telefonate casa e studio per sollecitare le opere commissionate, magari pagate anticipatamente.

Le mostre, personali e collettive, erano anche proposte dalle Gallerie stesse, in Italia e fuori, e spesso la prima risposta era negativa! Ci voleva del bello e del buono per indurre Zecca al ripensamento, che avveniva solo a patto che altri si occupassero di tutto, lasciando a lui solo il compito di produrre e scegliere i quadri.

Importantissime furono le due mostre tenute all’Arengario di Milano e a quello di Monza, entrambe nel 1985:all’inaugurazione della mostra di Milano fu consegnato al Maestro l’AMBROGINO D’ORO per meriti artistici.

Nel 1986,sollecitato dal “CENTRO ARTISTICO MEDIOLANUM” e dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Milano, Alfredo Zecca accettò di tenere corsi di pittura ad acquarello presso il C.R.A.L. del Comune,assieme alla compianta pittrice Anna Pavesi,nel frattempo diventata Presidente dell’A.I.A.: furono letteralmente centinaia le domande d’iscrizione e fu per lui molto imbarazzante, ma necessario, limitare il numero dei partecipanti a non più di trenta ma, in ogni caso, il contatto umano con persone appassionate della tecnica amata parve fargli riprendere un po’ d’entusiasmo e di voglia di fare.

Sempre in quegli anni uscì una piccola Monografia, un gioiellino letterario scritto dal giornalista poeta Carlo Facchinetti, legato ad Alfredo da lunga e profonda amicizia: in questo libro, intitolato “UNA CORONA SULLA MACCHIA”, l’Autore trattava, in termini per se un po’ aulici, del Maestro e della sua opera, inserendolo”…nella ristretta cerchia di quegli artisti per i quali l’Arte è Poesia. ”Questa pubblicazione ebbe un buon successo tra gli appassionati, tanto da raggiungere ,in un anno,il traguardo della terza edizione: peccato che oggi sia pressoché introvabile.

Il resto è storia recente:nel 1995 la moglie, Bruna, lasciò la scena terrena, stroncata da un tumore a lungo combattuto, e questo fu  per Alfredo un colpo mortale: benchè non fosse mai stato un modello di fedeltà, avere Bruna vicino era sempre stato fondamentale per lui, nella buona e nella cattiva sorte. Ritrovarsi solo, anche se in qualche modo assistito dai figli, accelerò il suo declino in modo esponenziale.

Gli ultimi anni della sua esistenza furono vissuti con grande amarezza e con la convinzione  che invecchiare e avere perso la compagna della sua vita  fossero due ingiustizie che il destino aveva commesso nei suoi confronti.

Alfredo Zecca morì il 13 Dicembre 1998,all’età di 81 anni.

 

Capitolo 9°

 

CONCLUSIONI

 

Il racconto della vita di Alfredo Zecca , pur narrando delle sue aspirazioni e dei suoi successi, mette sicuramente in evidenza che la sua fu un’esistenza abbastanza comune, simile a quella della stragrande maggioranza  dei suoi concittadini.

Questo ci fa capire che in lui l’artista di successo, l’intellettuale ammirato, il tecnico abilissimo, non prevalsero mai sulla sua umanità che, in positivo o in negativo, fu sempre l’aspetto più evidente del suo carattere.

Alfredo Zecca non si atteggiò mai ad artista arrivato, non pensò mai di essere “il migliore”, al contrario, la sua modestia e il suo ritegno, oltre al rifiuto di qualsiasi compromesso, gli tolsero forse possibilità di successo e di notorietà ancora maggiori.

Onori e riconoscimenti non furono mai da lui sollecitati, ma gli arrivarono sempre su proposte ed iniziative di altri, spesso addirittura a sua insaputa: ricordo benissimo che, in occasione del conferimento dell’”AMBROGINO D’ORO” lo caricai a viva forza in auto per portarlo all’Arengario di Milano, dove l’Assessore Siro Brondoni l’attendeva con la medaglia in mano!

Per quanto riguarda i suoi…sbandamenti affettivi, invero piuttosto frequenti, oggi, a distanza di molti anni, possono essere capiti inquadrandoli  in un’epoca che, dopo un Fascismo moralista (o moraleggiante) e un po’ bigotto, il generale entusiasmo e il senso della riacquistata libertà facevano volentieri perdere il senso della misura in ogni ambito dell’esistenza.

Non deve essere stato facile per un giovane trentenne, reduce da sei anni di disciplina militare, anche senza eccessivi rischi, mantenere il senso della realtà nell’esplosione di energia vitale che ha caratterizzato gli anni del dopoguerra! Va a suo merito aver trovato, in questa energia,gli elementi per creare una pittura nella quale poesia e tecnica hanno uguali valori, con opere che hanno dato all’acquarello, non solo italiano, una nuova dimensione artistica: la realtà diabolicamente perfetta di Aldo Raimondi e la macchia vibrante e indefinita di Giulio Falzoni si sono coniugate ed equilibrate in una perfetta interpretazione tecnica ed emozionale del soggetto: il nudo, il paesaggio urbano, gli aspetti della montagna bergamasca e della laguna veneta, le composizioni e i fiori, mandano un unico messaggio: ARMONIA,BELLEZZA e SENTIMENTO.

 

Antonello Zecca

 

 

ELENCO DELLE PRINCIPALI MOSTRE

1950    Galleria “TRAVAGLINI”                                                          MILANO

             Galleria “LO SCORPIONE”                                                   MILANO

1952    Galleria “DUCALE”                                                                VIGEVANO

1955     ARENGARIO                                                                        COMO

1956     ARENGARIO                                                                        MONZA

1958     Galleria “RANZINI”                                                                MILANO

1962     Galleria “IL PRISMA”                                                            MILANO

1964     Galleria “ARS ITALICA”                                                        MILANO

1966    Galleria “LUX”                                                                       MILANO

1967    Galleria “BOLZANI”                                                               MILANO

1968    MUNICIPIO                                                                            VARALLO SESIA

              Galleria “PORTA ROMANA”                                                MILANO

1969     Galleria “DAGALY”                                                               NAPOLI

              PALAZZO PRINETTI                                                            MERATE

              Galleria “INTERNAZIONALE”                                               LEGNANO

              Galleria “ALLE COLONNE”                                                  MILANO

1970     Galleria “BOLZANI”                                                               MILANO

1971     MUNICIPIO                                                                            LAVENO

              Galleria “CA’REZZONICO”                                                   VENEZIA

1972     Galleria “ARS ITALICA”                                                         MILANO

1973     Galleria “BOLZANI”                                                               MILANO

1974     Hotel “ROYAL”                                                                      CRAN SUR SIERE

1975     Galleria “S.ANDREA”                                                            PARMA

1976     Galleria “BOLZANI”                                                               MILANO

1977     CASINO’                                                                               SANREMO

1978     Galleria “RAVERTA”                                                             CANZO

              Galleria “BOLZANI”                                                              MILANO

1979     Galleria “BOLZANI”                                                               MILANO

1981     Galleria “IL PONTE”                                                              CORSICO

              Galleria “ARS ITALICA”                                                        MILANO

1983     Galleria “BOLZANI”                                                               MILANO

1984     Galleria “S.EUSTORGIO  ARS ITALICA”                               MILANO

 1984    Centro d’Arte “L’ACQUARELLO”                                          MILANO

              Galleria “CAVALLOTTI”                                                       MONZA

1985     ARENGARIO                                                                        MONZA

1986     ARENGARIO                                                                        MILANO

1987     Galleria “MODERN HOUSE”                                                 MILANO

              Galleria “SANSONI”                                                             PAVIA

              MUNICIPIO                                                                          PADERNO DUGNANO

1988     Galleria “BOLZANI”                                                              MILANO

              MUNICIPIO                                                                          OPERA

              MUNICIPIO                                                                           ARESE

1990     Galleria “CENTRO ARTE C.L.”                                             MILANO

              Galleria “SELENE”                                                               MILANO

1994     SALA DELLE COLONNE                                                      CORBETTA

1995     Villa GHIRLANDA SILVA                                                        CINISELLO BALSAMO

1996     CONTRADA S.AMBROGIO                                                   LEGNANO

1999     Galleria “ROSENBERG”   Prima retrospettiva                       MILANO        

    

 

 

 

BIBLIOGRAFIA

 

Catalogo d’Arte  “IL QUADRATO”   1970 -1999

Annuario    “COMANDUCCI”  Vol.4 -12

Enciclopedia “SEDA DELLA PITTURA MODERNA” Ed. SEDA

1970  Vol. 5°.                                   

Antonino De Bono “L’ACQUARELLO IN ITALIA” Ed.CAMPIRONI —1975

Arte Cultura “SPLENDOR”    Milano - 1977

“PARLIAMOCI”    Milano  1977---1978

Selezione Arte Italiana “L’ELITE”  Ed. REGGIORI—Laveno 1977—1978—1979--1980

“IL MERCATO ARTISTICO ITALIANO”Ed .SISTINA —Torino  Vol 7° 1981

“QUOTAZIONI ED ASTE DELLA PITTURA ITALIANA CONTEMPORANEA”Ed.Il Quadrato 1982

“ARTE ITALIANA PER IL MONDO”   Vol.7°  Ed. CELIT  Torino - 1982

Antonino De Bono “DIZIONARIO INTERNAZIONALE DEGLI ACQUARELLISTI”

Ed. Arte più Arte.   Milano - 1984

“CINQUE GRANDI DELL’ACQUARELLO” Ed. Centro Nazionale D’Arte “L’Acquarello”

Milano - 1986